Chiara Valsecchi

-->

Il campo in Calabria, dal 5 al 15 luglio, è stato, per noi ragazzi, un’opportunità per poter conoscere a fondo una realtà diversa dalla nostra, poco conosciuta, ma tanto (pre)giudicata, e naturalmente è stata un’occasione per far diventare il nostro gruppo molto più affiatato.

Il nostro compito principale consisteva nell’organizzare l’Estate Ragazzi a Platì, un piccolo comune ai piedi dell’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria, dove abitano le più importanti famiglie dell’‘Ndrangheta.

Abbiamo collaborato e instaurato un forte legame con un gruppo di ragazze del posto, disponibili e gentili ma poco abituate ad animare in oratorio. Sì, solo ragazze, perché i ragazzi non partecipano alle attività oratoriane, ma preferiscono stare in strada con lo scooter (senza casco), scarpe di marca e orologio ai polsi. Ciò che ci ha maggiormente sollevati è il fatto che i nostri incontri avvenivano nel nuovo oratorio, edificio confiscato alla mafia. Non nascondiamo che durante i primi giorni di oratorio, abbiamo avuto delle difficoltà nell’intrattenere i bambini: non potevamo annoiarli, o stancarli e neanche allontanarli troppo dalle loro abitudini. Nonostante ciò, con il lavoro di squadra, nuove idee, giochi, recite, balli e lavoretti siamo riusciti a creare un’ottima atmosfera, al punto da faticare, a fine esperienza, nel salutare i bambini… alcuni con le lacrime agli occhi. 

Gli abitanti di Platì hanno mostrato tutta la loro ospitalità e generosità donandoci a turno ogni giorno, una abbondante cena. Ma ciò che ci ha particolarmente colpito sono state le ripetute domande che ci ponevano: “Come ci vedete voi?”, “Cosa vi aspettavate di vedere qui a Platì?”, consapevoli dei giudizi e della loro reputazione, rovinata dai fatti di cronaca scritti sui giornali.

Eravamo desiderosi di visitare Riace, famosa città, oltre che per il ritrovamento dei “Bronzi di Riace”, per essere un villaggio globale, il paese dell’accoglienza. Infatti, nel 1997 il comune ha ideato un progetto finalizzato a dare ospitalità alle famiglie immigrate, mettendo a disposizione le case disabitate. Così il paese si è ripopolato, sono state aperte botteghe e negozi e sono stati ripresi vecchi mestieri e attività artigianali.

È stato spiacevole, però, non trovare al nostro arrivo il bello che ci aspettavamo: nell’ottobre 2018, dopo che il sindaco Mimmo Lucano è finito in manette per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”, il Viminale ha chiesto di trasferire i migranti e ricollocarli in altri centri. 

Perciò i vivaci colori dei murales nelle stradine contrastavano con il silenzio del paese poco popolato.

Negli ultimi giorni di campo, ci siamo spostati a Crotone, dove ha sede “Libera”, una rete di associazioni e cooperative sociali impegnate a combattere la mafia e l’illegalità. Abbiamo avuto la possibilità di ascoltare la testimonianza di volontari impegnati nel progetto “On the road – il camper della speranza”. Lo scopo di questo progetto è recarsi tra le vie della città e donare pasti caldi, indumenti e coperte tutti i giorni dell’anno a persone emarginate in difficoltà, sia crotonesi che immigrati.

Non era scontata la buona riuscita di questo campo, molto forte dal punto di vista emotivo e carico di spunti per riflettere. Ma grazie alla presenza di Padre Nicholas, Alessia e Chiara che ci hanno accompagnati e sostenuti e grazie alla nostra voglia di dare del bene e ricevere insegnamenti, si è rivelata un’esperienza bella e costruttiva. 

Chiara Valsecchi